Scicli, quel che resta di San Matteo

Scicli, quel che resta di San Matteo

Solitaria e abbandonata, lei se ne sta sulla cima del colle a vegliare su Scicli e i suoi abitanti che fino a pochi secoli fa la consideravano l’unico vero duomo.

La Chiesa di San Matteo è, come nel resto della Val di Noto, la risposta all’ira della natura che nel 1693 si manifestò attraverso un terribile sisma.

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Nonostante la passeggiata che porta fin quassù sia ripida e accidentata, amo intraprendere questo percorso per via dello splendido panorama che non mi stanco mai di ammirare, gradino dopo gradino.

In cima c’è lei, quella chiesa semi-ristrutturata che i turisti osservano con curiosità e stupore chiedendosi: “Come mai è chiusa? Perchè questo degrado qua intorno? Perchè abbandonarla in questo modo?”. Domande che non sono solo i turisti a porsi, credetemi.

A me piange il cuore. E non per una questione religiosa, ma per una questione di giustizia. Ci vantiamo tanto di essere nati nei luoghi di Montalbano, di custodire nella nostra terra un patrimonio barocco che ci invidiano in tutto il mondo e poi della Chiesa di San Matteo, ad esempio, cosa ci resta?

Un enorme cancello arrugginito con un vetro infranto attraverso il quale possiamo solo immaginare quello che poteva essere. E invece non è.

 

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